Buoni propositi di inizio anno: una cattiva abitudine?

Come sopravvivere alla speranza che ci impedisce di realizzare i nostri desideri 

Alla fine dell’anno canonico arriva come la sentenza della bilancia e il discorso del presidente, pure quella fastidiosa pressione interna che chiamiamo speranza. 

La terribile, ci proietta in un mondo di possibilità infinite, che ostacola il realizzarsi di ciò che essenzialmente c’è già sul tavolo da gioco della nostra vita. Pur essendo la speranza una gran cosa, delle volte è come quell’amica debosciata che ascolta ancora techno sulle spiagge della Thailandia. Torna a casa una volta all’anno e ti dice “ Dai molla tutto…vieni con me al Full Moon Party di Ko Phangan??? “

E tu sei lì con i guanti di gomma a sturare un lavandino, i capelli sporchi e la pelle più grigia del cemento e non sai se ascoltarla o mandarla a quel paese appunto! 

Mandacela, senza scrupoli!

Perché c’è sempre tempo per la fuga, ma davvero molto poco per le scelte. 

Ecco quindi le mie riflessioni da antiguru, per affrontare la fine dell’anno, ed il nuovo inizio, con il cuore vuoto abbastanza perché possa essere riempito da ciò che è già in atto e nel tuo presente.

Oggi e nei prossimi giorni,  fa pulizie, non grosse, ma almeno un repulisti.  Magari un cassetto o una scatola ferma da 2 anni, l’importante è dedicarti ad una selezione, alla rimozione e alla gestione di ciò che non sei più tu. La Marie Kondo dice di ascoltare lo spirito delle cose di sentire se siamo ancora noi, io preferisco stimolare i sensi. Hanno un buon odore per te? Un bel colore o un suono che riconosci? Bon allora puoi tenere. In caso contrario, se ti sono estranee lascia andare in modo deciso. 

La cosa brutta di questa pratica è la spazzatura. Quindi si pone il problema di come smaltire le cose ed è per questo che ti chiedo di fare una cosa piccola oggi, che magari potrebbe trasformarsi nel combustibile del falò di mezzanotte se si tratta di carta e cartacce! 

Un altro modo per fare spazio è quello di non introdurre altro, una giornata di digiuno, una settimana senza spendere oltre all’essenziale, un pomeriggio di silenzio.

Il silenzio, quello sconosciuto. 

Ma si esiste te lo posso giurare!  E fa pure una grande differenza per tutte quelle situazioni in cui il mondo esplode in gioia, speranza ed euforia da vino economico. 

Quella esplosione la devi sentire dentro, attorno e nel mezzo di te.

Ma non sempre è così veloce, non rispetta il minuto secondo, come il countdown di Times Square a New York.  

Il tuo capodanno parte quando riparte la tua connessione con l’essenza che ti anima e delle volte ho incontrato persone con la trombetta in bocca ed il cappellino, ancora ferme a Capodanno 85. 

Fuori sembravano aggiornate, ma dentro tutto era pronto per un nuovo anno o una nuova vita, il cui inizio era passato da mo’. 

Questa sconnessione, questo non camminare con tutte le parti di sè attaccate è un po’ il problema generale. Richiede in realtà di fermarsi, non di spingersi oltre. 

Poi la coscienza, nutrita della forza del corpo, fa tutto il resto. Manifesta comprensione e accetta o accètta quello che deve per ritrovare l’unità. 

Ma non credermi sulla parola. Prova tu e se hai bisogno di una spinta o di qualcuno che ti puntelli, mentre vedi quel che c’è o pensavi ci fosse, il mio numero lo sai. 

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